lunedì, marzo 13, 2006
mercoledì, marzo 08, 2006
IL SORRISO CHE SA DI BIANCHERIA PULITA...
Una volta mi piaceva raccontare storie, le raccontavo a me stessa e nessuno le sentiva. Mi mettevo a gironzolare per una stanza e mi immaginavo di stare con un sacco di persone e tutte mi stavano ad ascoltare, facevano domande e io rispondevo. Facevo piccoli comizi, e mi immaginavo di essere qualcuno che avrei sognato di diventare. Oggi non lo so se quelle fantasie sono diventate realtà, perché quando una persona vive la vita ogni giorno, difficilmente si ferma a pensare su quello che sta facendo. Di certo non avrei mai pensato di fare quello che faccio e forse un po’ di tristezza mi avvolge, perché forse, quando mi fermo per quel attimo che mi concedo, mi rendo conto che qualcosa mi manca. Ma poi la perfezione non esiste e fermarsi non è possibile, arrendersi meno che mai. La fantasia non ha più posto e questo è ciò che uccide le giornate. Ma di sicuro non si può nemmeno scendere a compromessi per una illusione di felicità. C’è una frase di una canzone che mi piace tanto e che vorrei riuscire a vivere, ma sembra che faccia di tutto per fare in modo che questo non avvenga. Questa frase è: sorriso che sa di biancheria pulita. Cosa c’è di più bello! Oggi, per in discorso che non c’entrava nulla, mi sono ricordata di quando ero piccola piccola e vedevo mia madre per casa che vagava appiccicando bollini rossi o verdi alle cose, erano per la spartizione degli oggetti tra i miei che si separavano. Non mi ha messo tristezza, ma mi ha fatto venire in mente quella frase, perché mi sono ricordata quella casa, quel giardino, le donne di servizio che stiravano all’ultimo piano e con il figlio di una delle due, Nicola, quando piegavano le lenzuola dallo stendibiancheria per essere stirate, le sbattevano e noi ci divertivamo a infilarci sotto; ridevamo come matti. Avevo quattro anni e adoravo i cani, ma odiavo le galline del pollaio che mio fratello mi costringeva ad andare a visitare per rubare le uova, perché se le voleva mangiare e, come poi è stato in forme diverse anche negli anni successivi, aveva bisogno di una complice. Avevo paura del gallo, che mi inseguiva per beccarmi e mio padre poi lo inseguiva con la mazza da golf. Tornavamo dalla pesca di beneficenza del paese con i sacchetti pieni di conigli bianchi con gli occhi rossi rossi, ma non so perché, poi non li vedevo più. Mi ricordo di mia madre che portava, una volta l’anno, dei fustoni del dixan pieni di pulcini e che fuori dal pollaio, con la Luciana, una delle due donne di servizio, toglievano le penne alle galline a cui Luciana, con le sue manone, tirava il collo e a me sembrava normale, oggi mi disgusterebbe. Ce ne sono tanti altri di ricordi, ma mi fermo qua. Oggi questo è il mio sorriso che sa di biancheria. (7) commenti
Una volta mi piaceva raccontare storie, le raccontavo a me stessa e nessuno le sentiva. Mi mettevo a gironzolare per una stanza e mi immaginavo di stare con un sacco di persone e tutte mi stavano ad ascoltare, facevano domande e io rispondevo. Facevo piccoli comizi, e mi immaginavo di essere qualcuno che avrei sognato di diventare. Oggi non lo so se quelle fantasie sono diventate realtà, perché quando una persona vive la vita ogni giorno, difficilmente si ferma a pensare su quello che sta facendo. Di certo non avrei mai pensato di fare quello che faccio e forse un po’ di tristezza mi avvolge, perché forse, quando mi fermo per quel attimo che mi concedo, mi rendo conto che qualcosa mi manca. Ma poi la perfezione non esiste e fermarsi non è possibile, arrendersi meno che mai. La fantasia non ha più posto e questo è ciò che uccide le giornate. Ma di sicuro non si può nemmeno scendere a compromessi per una illusione di felicità. C’è una frase di una canzone che mi piace tanto e che vorrei riuscire a vivere, ma sembra che faccia di tutto per fare in modo che questo non avvenga. Questa frase è: sorriso che sa di biancheria pulita. Cosa c’è di più bello! Oggi, per in discorso che non c’entrava nulla, mi sono ricordata di quando ero piccola piccola e vedevo mia madre per casa che vagava appiccicando bollini rossi o verdi alle cose, erano per la spartizione degli oggetti tra i miei che si separavano. Non mi ha messo tristezza, ma mi ha fatto venire in mente quella frase, perché mi sono ricordata quella casa, quel giardino, le donne di servizio che stiravano all’ultimo piano e con il figlio di una delle due, Nicola, quando piegavano le lenzuola dallo stendibiancheria per essere stirate, le sbattevano e noi ci divertivamo a infilarci sotto; ridevamo come matti. Avevo quattro anni e adoravo i cani, ma odiavo le galline del pollaio che mio fratello mi costringeva ad andare a visitare per rubare le uova, perché se le voleva mangiare e, come poi è stato in forme diverse anche negli anni successivi, aveva bisogno di una complice. Avevo paura del gallo, che mi inseguiva per beccarmi e mio padre poi lo inseguiva con la mazza da golf. Tornavamo dalla pesca di beneficenza del paese con i sacchetti pieni di conigli bianchi con gli occhi rossi rossi, ma non so perché, poi non li vedevo più. Mi ricordo di mia madre che portava, una volta l’anno, dei fustoni del dixan pieni di pulcini e che fuori dal pollaio, con la Luciana, una delle due donne di servizio, toglievano le penne alle galline a cui Luciana, con le sue manone, tirava il collo e a me sembrava normale, oggi mi disgusterebbe. Ce ne sono tanti altri di ricordi, ma mi fermo qua. Oggi questo è il mio sorriso che sa di biancheria. (7) commenti
lunedì, marzo 06, 2006
IL LAVORO SPORCO CHE QUALCUNO DEVE PUR FARE...
Questo fine settimana sono andata a Milano... ho preso un aereo sabato mattina verso le nove (il che significa svegliarsi prima delle 7), sono andata al circolo della stampa, ho assistito alla conferenza stampa di presentazione della candidatura di Franca Rame con Antonio Di Pietro e Leoluca Orlando, ho fatto tutto il lavoro necessario sulla stampa, ho chiamato tutti i tg e tutto quello che bisogna fare in questi casi. Ma il vero motivo della mio viaggio a Milano non è stato quello... la signora della foto è Federica Rossi Gasparrini, la presidentessa della federcasalinghe, la cui accettazione di candidatura è rimasta nei magazzini della Traco perchè qualcuno ha respinto il pacco... non mi pronuncio e stendo un velo pietoso. (2) commenti
Questo fine settimana sono andata a Milano... ho preso un aereo sabato mattina verso le nove (il che significa svegliarsi prima delle 7), sono andata al circolo della stampa, ho assistito alla conferenza stampa di presentazione della candidatura di Franca Rame con Antonio Di Pietro e Leoluca Orlando, ho fatto tutto il lavoro necessario sulla stampa, ho chiamato tutti i tg e tutto quello che bisogna fare in questi casi. Ma il vero motivo della mio viaggio a Milano non è stato quello... la signora della foto è Federica Rossi Gasparrini, la presidentessa della federcasalinghe, la cui accettazione di candidatura è rimasta nei magazzini della Traco perchè qualcuno ha respinto il pacco... non mi pronuncio e stendo un velo pietoso. (2) commenti