mercoledì, giugno 30, 2004
QUELLE COSE STRANE. Ma quando succedono sembrano così normali… Ieri stavo alla fermata degli autobus di largo Argentina, davanti al tavolo di raccolta firme per il referendum e stavo chiacchierando con Antonello e Michele. Ad un certo punto sento una voce che mi chiama:”Gaia? Ma sei tu?” Era Viola, una mia compagna di università di Milano, con la quale ho passato i primi due anni a studiare e poi lei è partita per l’Erasmus e quando è tornata non avevamo più gli stessi esami e non frequentavamo quasi più le stesse lezioni e studiare insieme non era più praticabile, anche se continuavamo a vederci ogni tanto la sera. Alta, bionda con i capelli lunghi, due occhi enormi azzurri, e uno spiccato accento toscano. Ora vive e lavora a Roma. La sensazione è stata strana, perché le parlavo come se non fossero passati 3 anni dall’ultima volta che ci siamo viste. Lei mi fissava, incredula, come se fossi stata una visione e parlava con Antonello della Fiorentina che è tornata in A. Ci siamo scambiate i numeri di telefono e poi è svanita, mi sono girata ed era scomparsa, come in un sogno... o un segno.
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lunedì, giugno 28, 2004
mercoledì, giugno 23, 2004
I GRANDI BAMBINI. Ci sono cose che una persona si porta nel proprio bagaglio personale come una sorta di veleno, di virus, che torna quando sembra che tutto vada bene e che colpisce quando meno te lo aspetti. Ci sono persone dalle quale non ti puoi staccare, perché ci sei biologicamente attaccato. Questo fattore biologico ti costringe a dover ringraziare eternamente per la vita regalata e a non poter mai dire “E’ stata una tua scelta, non mia” e a non poter - e poi volere per non ricevere il solito no – chiedere aiuto.
Una persona finisce per rassegnarsi e cercare di accantonare. Ma poi emergono sempre gli stessi problemi, sempre gli stessi atteggiamenti, anche quando pensi che “abbia capito”, che “non lo farà più”, che “ma che cazzo, non gli chiedo mai niente, almeno questo lo potrebbe fare”. E invece non bisogna mai stupirsi, non bisogna mai accantonare e fare finta che non sia mai successo. Limitare sempre le proprie azioni al perdono e non aspettarsi mai nulla. Giudicare la persona come una semplice persona e non come qualcuno che ha un legame biologico, ma considerare questo legame come un semplice caso, nulla più. A questo punto forse si potrà cominciare a vedere la persona con occhi più obiettivi e cercare di conoscerla per ciò che è e basta.
Il problema è che come mia madre quando succedono certe cose mi prende un dolore allo stomaco da non riuscire a camminare, a stare dritta e a respirare. La bocca dello stomaco comincia ad urlare tutto ciò che vorresti far esplodere, ma non puoi farlo perché sei in ufficio, davanti ad altre persone e devi continuare a far finta di niente, arrangiarti e andare avanti. Mi incazzo perché dovrei ormai essere vaccinata a questo virus, ma non finisco mai di stupirmi, prima di tutto di me stessa che ancora caccio dentro le lacrime per queste cose.
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Una persona finisce per rassegnarsi e cercare di accantonare. Ma poi emergono sempre gli stessi problemi, sempre gli stessi atteggiamenti, anche quando pensi che “abbia capito”, che “non lo farà più”, che “ma che cazzo, non gli chiedo mai niente, almeno questo lo potrebbe fare”. E invece non bisogna mai stupirsi, non bisogna mai accantonare e fare finta che non sia mai successo. Limitare sempre le proprie azioni al perdono e non aspettarsi mai nulla. Giudicare la persona come una semplice persona e non come qualcuno che ha un legame biologico, ma considerare questo legame come un semplice caso, nulla più. A questo punto forse si potrà cominciare a vedere la persona con occhi più obiettivi e cercare di conoscerla per ciò che è e basta.
Il problema è che come mia madre quando succedono certe cose mi prende un dolore allo stomaco da non riuscire a camminare, a stare dritta e a respirare. La bocca dello stomaco comincia ad urlare tutto ciò che vorresti far esplodere, ma non puoi farlo perché sei in ufficio, davanti ad altre persone e devi continuare a far finta di niente, arrangiarti e andare avanti. Mi incazzo perché dovrei ormai essere vaccinata a questo virus, ma non finisco mai di stupirmi, prima di tutto di me stessa che ancora caccio dentro le lacrime per queste cose.
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martedì, giugno 22, 2004
lunedì, giugno 21, 2004
PRIMO GIORNO D'ESTATE. Con la nuova stagione si cambia veste...
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martedì, giugno 08, 2004
Un anno fa a quest’ora stavo in compagnia di colleghi, che col tempo sono diventati amici. Credo proprio da quel momento sia cominciata un’intesa particolare tra di noi: la complicità nella sofferenza di ognuno. Un anno fa siamo partiti per cimatile, un paese sperduto vicino a Napoli, per me un paese dimenticato da Dio.
In questi giorni ho ricordato spesso Rino e l’ho sempre fatto con il sorriso sulle labbra, come una cosa intima, di cui non volevo parlare. Il fatto di continuare a ricordarlo mi rincuorava, mi coccolava per questa perdita.
La mia vita non credo sarebbe stata molto diversa, ma di sicuro con lui è cambiata.
Oggi sul forum di radicali.it ho letto le parole scritte dalla sua fidanzata. La lucidità, la serenità e la passione. La realtà di queste parole mi hanno toccato letteralmente dentro, nel cuore, nello stomaco, negl’occhi, nelle lacrime.
Sono queste:
Grazie.
E’ con un grazie che voglio iniziare, rivolto a tutti i radicali che hanno contribuito in ogni modo ed al modo radicale, durante tutto questo anno a tenere vivo Rino a se stessi e a tutti gli altri che non lo conoscevano.
Grazie anche perché questa raccolta audio video di un percorso realizzato non riduce l’esistenza di una persona ma ne sottolinea parte del carattere e dell’essere, cosa questa sicuramente doverosa verso chiunque abbia dato tanto e contributo con tutto se stesso alla vita stessa, e dunque anche per Rino.
Il tempo dunque dice sia passato un anno, ma se è vero che , come dice Proust , “ il tempo è relativo alla memoria delle sensazioni che conserviamo nella coscienza” , ogni giorno è un giorno per ricordare e non tutti i giorni sono da ricordare e sicuramente non è questo il giorno che ricorda Rino.
Rino affrontava quello che molti chiamano “il vuoto esistenziale” combattendo la vita stessa, aveva paura della morte come molti, forse tutti , ma la vinceva ogni giorno tuffandosi con impegno quotidiano assoluto nella sua professione e mostrando alla vita come un uomo possa riflettersi in essa e pareggiarla, lasciandole la sola misera chance di uno scacco matto, che forse, ma nessuno può dirlo, potrebbe anche volere dire tante altre cose, una cosa è certa in tal senso oggi non sarebbe il giorno che Rino ricorderebbe di se ma sicuramente, come hanno sottolineato con questo percorso i radicali, sono tutti quelli in cui egli ha vinto questa morte con la vita ed anche tutto questo proprio oggi rappresenta una “vittoria”.
Rino, come ha già riferito in modo molto semplice e straordinariamente preciso Rita Bernardini all’indomani di questo giorno di un anno fa, ha fatto nella sua vita sempre ed unicamente esattamente ciò che voleva fare e nel momento in cui voleva farlo dimostrando in tal modo non solo una già forte capacità di imposizione e di determinazione sulla vita stessa ma anche uno straordinario senso intuitivo della realtà che lo portava a compiere scelte sempre avendo di mira un obiettivo preciso da coltivare e da far crescere con la costanza dello studio e dell’impegno. Rino non pensava mai alle cose guardandole nell’ottica diretta ordinaria nè per i giorni in avanti a se ma sempre da un punto di vista singolare quasi opposto e proiettandole avanti a se svariati anni e questo non è solo un modo di dire: i progetti che ha sviluppati per il partito cui lui aderiva anche politicamente in modo pieno, erano sempre orientati sulla base di una linea di cambiamento strutturale adeguato a questa tecnologia che ha seguito le trasformazioni nell’approccio della comunicazione mediatica socio politica ed in tal senso il suo orientamento verso l’ e - democracy come mezzo oggi ulteriore e libero, come forma nuova di cambiamento nella comunicazione sociale e politica, diretta alle masse come punto di informazione e formazione ad una partecipazione verso quel potere politico sempre più chiuso ed insensibile alle ordinarie forme di rappresentanza democratica popolare è , ed era per Rino sicuramente un punto di partenza che vedeva, come spesso è accaduto, i radicali essere in avanguardia rispetto agli altri anche su questo fronte.
Ma se Rino impiegava molto del suo tempo era soprattutto per passione, convinzione e non altro, i riconoscimenti, diceva, gli davano forza per continuare a credere in ciò che faceva ma il suo impegno cosi completo era dovuto al fatto che era un perfezionista nel suo lavoro e non amava considerarlo come tale, non lo considerava un lavoro perché non si considerava un burocrate ma un pioniere e la sua severità verso se stesso a volte si rifletteva anche sugli altri, in primis i suoi collaboratori che Rino amava spronare con orgoglio perché, diceva, traessero da loro stessi le forze per migliorare e migliorarsi ogni giorno, senza avere di mira la sufficienza delle cose e senza sapere chi avrebbe messo di più di un altro ma avere la coscienza sempre in ogni momento che il risultato viene fuori sempre attraverso un lavoro di squadra ed una squadra per essere tale ed essere vincente non avrà mai un migliore, né un capo in senso stretto, né Rino ha mai voluto esserlo in tal senso, ha sempre chiesto più di molto ai suoi collaboratori , lui lo diceva, quasi come lo chiedeva a se stesso ma al tempo stesso né era molto orgoglioso e credo lo sia ancora, della sua squadra, come della sua famiglia radicale ed anche se è esistito qualche dissapore quelli esistono anche nella migliori famiglie.
L’aspetto umano di Rino non ho la presunzione di averlo conosciuto solo io, era legato sicuramente a molti suoi colleghi ed amici oltre quelli stretti d’infanzia , e, ovviamente, in modo naturale ed enorme alla sua famiglia.
Rino era un ottimo osservatore dei comportamenti umani e non mancava di sorridere o di innervosirsi facilmente ma per lui era importante chiarire sempre una volta aperto il dialogo e chiarito con una persona non portava rancore perché era una persona sincera, chiara.
Raccontare della sua persona non mi è facile, perché non è mai facile raccontare di una persona che nella tua memoria temporale hai salutato qualche ora fa per rivedere l’indomani , un domani che non è più arrivato e per me che lo Amo e l’ho amato Rino vive, e, forse, la nostra non è una vita più vita delle altre, in questo senso ho una teoria ridicola, forse, ma chiara e semplice: per me i veri morienti siamo noi, delle altre vite non sappiamo nulla ma ognuno ha le certezze che vuole ed io voglio credere e lo credo che mi rivedrò con Rino.
Sicuramente a me avrebbe detto di aver scritto troppo e che le lunghe lettere nei forum annoiano perché l’interesse si concentra nelle prime 10 -15 righe massimo, poi l’attenzione si abbassa, ma questo mio, questa volta, non è un messaggio nè politico e neanche un saluto estremo è solo un modo per dire che questa persona in modo diverso è entrata nella mia vita per non uscirne più ma il modo simbiotico di come abbiamo vissuto mi fa dire che per quello che io ho ricevuto da lui, per i suoi sorrisi, per la sua forza d’animo, per le sue debolezze e per la gioia e la felicità che mi ha regalato, se anche avessi saputo di ciò che sarebbe accaduto, potendo scegliere, avrei comunque scelto d’ incontrarlo ma per questo e tutto il resto nessuno di noi due si è mai detto grazie, perché tutto ciò che abbiamo vissuto è stata pura vita.
Sono tante le cose che vorrei aggiungere, ma Rino, come me, non ama le cose tristi perché era abituato a reagire in modo forte contro la malinconia contro i ricordi nostalgici ed allora desidererei fargli sapere, per ciò che mi riguarda, che farò tesoro della sua esperienza di vita perché a me ha sicuramente insegnato molto ma allo stesso modo ciò che lascia la sua persona possa servire anche ad altri, a credere in se stessi e nelle proprie capacità, a non smettere mai di lottare anche se gli ostacoli sembrano essere alti e a portare avanti le proprie idee con umiltà e determinazione, a non abbandonare mai, perché, come diceva lui, nella vita ci trovi quel che ci metti.
E’ questo, oltre tutto, quello che tu mi hai insegnato con la tua stessa vita, è questo quello che tu ti aspetti da chi stimi da chi ami. E’ questo, quello che io ti prometto avrò sempre presente.
Arianna Ievoli – Fidanzata di Rino
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In questi giorni ho ricordato spesso Rino e l’ho sempre fatto con il sorriso sulle labbra, come una cosa intima, di cui non volevo parlare. Il fatto di continuare a ricordarlo mi rincuorava, mi coccolava per questa perdita.
La mia vita non credo sarebbe stata molto diversa, ma di sicuro con lui è cambiata.
Oggi sul forum di radicali.it ho letto le parole scritte dalla sua fidanzata. La lucidità, la serenità e la passione. La realtà di queste parole mi hanno toccato letteralmente dentro, nel cuore, nello stomaco, negl’occhi, nelle lacrime.
Sono queste:
Grazie.
E’ con un grazie che voglio iniziare, rivolto a tutti i radicali che hanno contribuito in ogni modo ed al modo radicale, durante tutto questo anno a tenere vivo Rino a se stessi e a tutti gli altri che non lo conoscevano.
Grazie anche perché questa raccolta audio video di un percorso realizzato non riduce l’esistenza di una persona ma ne sottolinea parte del carattere e dell’essere, cosa questa sicuramente doverosa verso chiunque abbia dato tanto e contributo con tutto se stesso alla vita stessa, e dunque anche per Rino.
Il tempo dunque dice sia passato un anno, ma se è vero che , come dice Proust , “ il tempo è relativo alla memoria delle sensazioni che conserviamo nella coscienza” , ogni giorno è un giorno per ricordare e non tutti i giorni sono da ricordare e sicuramente non è questo il giorno che ricorda Rino.
Rino affrontava quello che molti chiamano “il vuoto esistenziale” combattendo la vita stessa, aveva paura della morte come molti, forse tutti , ma la vinceva ogni giorno tuffandosi con impegno quotidiano assoluto nella sua professione e mostrando alla vita come un uomo possa riflettersi in essa e pareggiarla, lasciandole la sola misera chance di uno scacco matto, che forse, ma nessuno può dirlo, potrebbe anche volere dire tante altre cose, una cosa è certa in tal senso oggi non sarebbe il giorno che Rino ricorderebbe di se ma sicuramente, come hanno sottolineato con questo percorso i radicali, sono tutti quelli in cui egli ha vinto questa morte con la vita ed anche tutto questo proprio oggi rappresenta una “vittoria”.
Rino, come ha già riferito in modo molto semplice e straordinariamente preciso Rita Bernardini all’indomani di questo giorno di un anno fa, ha fatto nella sua vita sempre ed unicamente esattamente ciò che voleva fare e nel momento in cui voleva farlo dimostrando in tal modo non solo una già forte capacità di imposizione e di determinazione sulla vita stessa ma anche uno straordinario senso intuitivo della realtà che lo portava a compiere scelte sempre avendo di mira un obiettivo preciso da coltivare e da far crescere con la costanza dello studio e dell’impegno. Rino non pensava mai alle cose guardandole nell’ottica diretta ordinaria nè per i giorni in avanti a se ma sempre da un punto di vista singolare quasi opposto e proiettandole avanti a se svariati anni e questo non è solo un modo di dire: i progetti che ha sviluppati per il partito cui lui aderiva anche politicamente in modo pieno, erano sempre orientati sulla base di una linea di cambiamento strutturale adeguato a questa tecnologia che ha seguito le trasformazioni nell’approccio della comunicazione mediatica socio politica ed in tal senso il suo orientamento verso l’ e - democracy come mezzo oggi ulteriore e libero, come forma nuova di cambiamento nella comunicazione sociale e politica, diretta alle masse come punto di informazione e formazione ad una partecipazione verso quel potere politico sempre più chiuso ed insensibile alle ordinarie forme di rappresentanza democratica popolare è , ed era per Rino sicuramente un punto di partenza che vedeva, come spesso è accaduto, i radicali essere in avanguardia rispetto agli altri anche su questo fronte.
Ma se Rino impiegava molto del suo tempo era soprattutto per passione, convinzione e non altro, i riconoscimenti, diceva, gli davano forza per continuare a credere in ciò che faceva ma il suo impegno cosi completo era dovuto al fatto che era un perfezionista nel suo lavoro e non amava considerarlo come tale, non lo considerava un lavoro perché non si considerava un burocrate ma un pioniere e la sua severità verso se stesso a volte si rifletteva anche sugli altri, in primis i suoi collaboratori che Rino amava spronare con orgoglio perché, diceva, traessero da loro stessi le forze per migliorare e migliorarsi ogni giorno, senza avere di mira la sufficienza delle cose e senza sapere chi avrebbe messo di più di un altro ma avere la coscienza sempre in ogni momento che il risultato viene fuori sempre attraverso un lavoro di squadra ed una squadra per essere tale ed essere vincente non avrà mai un migliore, né un capo in senso stretto, né Rino ha mai voluto esserlo in tal senso, ha sempre chiesto più di molto ai suoi collaboratori , lui lo diceva, quasi come lo chiedeva a se stesso ma al tempo stesso né era molto orgoglioso e credo lo sia ancora, della sua squadra, come della sua famiglia radicale ed anche se è esistito qualche dissapore quelli esistono anche nella migliori famiglie.
L’aspetto umano di Rino non ho la presunzione di averlo conosciuto solo io, era legato sicuramente a molti suoi colleghi ed amici oltre quelli stretti d’infanzia , e, ovviamente, in modo naturale ed enorme alla sua famiglia.
Rino era un ottimo osservatore dei comportamenti umani e non mancava di sorridere o di innervosirsi facilmente ma per lui era importante chiarire sempre una volta aperto il dialogo e chiarito con una persona non portava rancore perché era una persona sincera, chiara.
Raccontare della sua persona non mi è facile, perché non è mai facile raccontare di una persona che nella tua memoria temporale hai salutato qualche ora fa per rivedere l’indomani , un domani che non è più arrivato e per me che lo Amo e l’ho amato Rino vive, e, forse, la nostra non è una vita più vita delle altre, in questo senso ho una teoria ridicola, forse, ma chiara e semplice: per me i veri morienti siamo noi, delle altre vite non sappiamo nulla ma ognuno ha le certezze che vuole ed io voglio credere e lo credo che mi rivedrò con Rino.
Sicuramente a me avrebbe detto di aver scritto troppo e che le lunghe lettere nei forum annoiano perché l’interesse si concentra nelle prime 10 -15 righe massimo, poi l’attenzione si abbassa, ma questo mio, questa volta, non è un messaggio nè politico e neanche un saluto estremo è solo un modo per dire che questa persona in modo diverso è entrata nella mia vita per non uscirne più ma il modo simbiotico di come abbiamo vissuto mi fa dire che per quello che io ho ricevuto da lui, per i suoi sorrisi, per la sua forza d’animo, per le sue debolezze e per la gioia e la felicità che mi ha regalato, se anche avessi saputo di ciò che sarebbe accaduto, potendo scegliere, avrei comunque scelto d’ incontrarlo ma per questo e tutto il resto nessuno di noi due si è mai detto grazie, perché tutto ciò che abbiamo vissuto è stata pura vita.
Sono tante le cose che vorrei aggiungere, ma Rino, come me, non ama le cose tristi perché era abituato a reagire in modo forte contro la malinconia contro i ricordi nostalgici ed allora desidererei fargli sapere, per ciò che mi riguarda, che farò tesoro della sua esperienza di vita perché a me ha sicuramente insegnato molto ma allo stesso modo ciò che lascia la sua persona possa servire anche ad altri, a credere in se stessi e nelle proprie capacità, a non smettere mai di lottare anche se gli ostacoli sembrano essere alti e a portare avanti le proprie idee con umiltà e determinazione, a non abbandonare mai, perché, come diceva lui, nella vita ci trovi quel che ci metti.
E’ questo, oltre tutto, quello che tu mi hai insegnato con la tua stessa vita, è questo quello che tu ti aspetti da chi stimi da chi ami. E’ questo, quello che io ti prometto avrò sempre presente.
Arianna Ievoli – Fidanzata di Rino
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martedì, giugno 01, 2004
Non ci posso credere!!! Vi sto scrivendo dal mio nuovo iBook G4!!! E’ bellissimo!!! Bianco, 12 pollici, fantasticissimo… :-))
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