mercoledì, giugno 23, 2004
I GRANDI BAMBINI. Ci sono cose che una persona si porta nel proprio bagaglio personale come una sorta di veleno, di virus, che torna quando sembra che tutto vada bene e che colpisce quando meno te lo aspetti. Ci sono persone dalle quale non ti puoi staccare, perché ci sei biologicamente attaccato. Questo fattore biologico ti costringe a dover ringraziare eternamente per la vita regalata e a non poter mai dire “E’ stata una tua scelta, non mia” e a non poter - e poi volere per non ricevere il solito no – chiedere aiuto.
Una persona finisce per rassegnarsi e cercare di accantonare. Ma poi emergono sempre gli stessi problemi, sempre gli stessi atteggiamenti, anche quando pensi che “abbia capito”, che “non lo farà più”, che “ma che cazzo, non gli chiedo mai niente, almeno questo lo potrebbe fare”. E invece non bisogna mai stupirsi, non bisogna mai accantonare e fare finta che non sia mai successo. Limitare sempre le proprie azioni al perdono e non aspettarsi mai nulla. Giudicare la persona come una semplice persona e non come qualcuno che ha un legame biologico, ma considerare questo legame come un semplice caso, nulla più. A questo punto forse si potrà cominciare a vedere la persona con occhi più obiettivi e cercare di conoscerla per ciò che è e basta.
Il problema è che come mia madre quando succedono certe cose mi prende un dolore allo stomaco da non riuscire a camminare, a stare dritta e a respirare. La bocca dello stomaco comincia ad urlare tutto ciò che vorresti far esplodere, ma non puoi farlo perché sei in ufficio, davanti ad altre persone e devi continuare a far finta di niente, arrangiarti e andare avanti. Mi incazzo perché dovrei ormai essere vaccinata a questo virus, ma non finisco mai di stupirmi, prima di tutto di me stessa che ancora caccio dentro le lacrime per queste cose.
Una persona finisce per rassegnarsi e cercare di accantonare. Ma poi emergono sempre gli stessi problemi, sempre gli stessi atteggiamenti, anche quando pensi che “abbia capito”, che “non lo farà più”, che “ma che cazzo, non gli chiedo mai niente, almeno questo lo potrebbe fare”. E invece non bisogna mai stupirsi, non bisogna mai accantonare e fare finta che non sia mai successo. Limitare sempre le proprie azioni al perdono e non aspettarsi mai nulla. Giudicare la persona come una semplice persona e non come qualcuno che ha un legame biologico, ma considerare questo legame come un semplice caso, nulla più. A questo punto forse si potrà cominciare a vedere la persona con occhi più obiettivi e cercare di conoscerla per ciò che è e basta.
Il problema è che come mia madre quando succedono certe cose mi prende un dolore allo stomaco da non riuscire a camminare, a stare dritta e a respirare. La bocca dello stomaco comincia ad urlare tutto ciò che vorresti far esplodere, ma non puoi farlo perché sei in ufficio, davanti ad altre persone e devi continuare a far finta di niente, arrangiarti e andare avanti. Mi incazzo perché dovrei ormai essere vaccinata a questo virus, ma non finisco mai di stupirmi, prima di tutto di me stessa che ancora caccio dentro le lacrime per queste cose.
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