sabato, ottobre 25, 2003
Venerdì sera da Ferrara. La mattina sono uscita di casa con il pensiero di cosa potevo fare da mangiare per la cena del venerdì sera con gli amici, ero quasi giunta ad una decisione: risotto con punte di asparagi e fontina e polpettone con le patate. Poi arriva la telefonata di Michele che mi dice che Adriano preferiva andare fuori a cena, il Tarta non sarebbe venuto e Ciccio prima di mezzanotte stava con la fidanzata. Dopo una giornata passata al partito tra organizzazione del Congresso e il solito lavoro al sito, dalla stanza di Rita, con Antonello e Rocco, sono intercorse varie telefonate con Michele e Adriano sul da farsi della serata.
Conclusione: Roberta, Cicci, Adriano, Michele ed io ci siamo ritrovati a piazza Trilussa alle 9.30 per cenare da «Ferarra, enoteca e mescita».
Adriano era già spaventato dal prezzo e per farlo stare tranquillo Cicci ha cominciato a sfogliare l'album dei vini (o delle foto del matrimonio) indirizzato verso qualcosa che costasse almeno 250 euro. Roberta ha poi preso le redini della situazione e ha ordinato un Refosco. I piatti erano enormi, con al centro delle pietanze minuscole, degne della migliore nouvelle cuisine. L'ambiente piacevole: tavoli di vetro, mobili di legno chiaro, poltrone bianche, con alle spalle un camino con dentro bottiglie accatastate (che per poco - naturalmente per errore - una di esse non finisce nella tasca di Cicci).
La serata è stata piacevole, anche se non degna delle tradizionali magnate romane. Per qualche istante mi sono sentita di nuovo in uno di quei posti che frequentavo quando stavo a Milano, come il Boccondivino, o il Casablanca o uno di quei ristorantini che stanno in via Solferino, alle porte di Brera.
Adriano è stato a lungo protagonista dei nostri discorsi e da narciso quale è, si compiaceva di questo nostro interesse verso la sua vita, in particolare la sua vita sessuale. La conclusione che io ne ho tratto (concorde Roberta) è stata che in realtà lui è un vero rude.
Poi i soliti discorsi sul partito, sulla radio, sulla gestione di Capezzone e il toto-congresso, con una lunga deviazione verso il caso Moro e il processo con le dichiarazioni di allora di Candido e Pannella. Ho capito quello che Michele e Adriano hanno cercato di spiegarmi sulla malattia di Roberta nei confronti dello speciale sui carcerieri del sequestro Moro che stavano preparando per il sito… credo abbia vissuto difficili giorni di alienazione dal mondo, tornando a casa con le parole del processo che le ronzavano ancora nelle orecchie e magari con la paura che qualche brigatista sbucasse improvvisamente fuori da una vietta con una pistola in mano, come una scena da film che cerca di ricostruire l'atmosfera di terrore di quegl'anni, accompagnata delle migliori musiche di Sergio Leone.
Verso l'una, contenti di aver passato una bella serata, siamo tornati a casa.
Conclusione: Roberta, Cicci, Adriano, Michele ed io ci siamo ritrovati a piazza Trilussa alle 9.30 per cenare da «Ferarra, enoteca e mescita».
Adriano era già spaventato dal prezzo e per farlo stare tranquillo Cicci ha cominciato a sfogliare l'album dei vini (o delle foto del matrimonio) indirizzato verso qualcosa che costasse almeno 250 euro. Roberta ha poi preso le redini della situazione e ha ordinato un Refosco. I piatti erano enormi, con al centro delle pietanze minuscole, degne della migliore nouvelle cuisine. L'ambiente piacevole: tavoli di vetro, mobili di legno chiaro, poltrone bianche, con alle spalle un camino con dentro bottiglie accatastate (che per poco - naturalmente per errore - una di esse non finisce nella tasca di Cicci).
La serata è stata piacevole, anche se non degna delle tradizionali magnate romane. Per qualche istante mi sono sentita di nuovo in uno di quei posti che frequentavo quando stavo a Milano, come il Boccondivino, o il Casablanca o uno di quei ristorantini che stanno in via Solferino, alle porte di Brera.
Adriano è stato a lungo protagonista dei nostri discorsi e da narciso quale è, si compiaceva di questo nostro interesse verso la sua vita, in particolare la sua vita sessuale. La conclusione che io ne ho tratto (concorde Roberta) è stata che in realtà lui è un vero rude.
Poi i soliti discorsi sul partito, sulla radio, sulla gestione di Capezzone e il toto-congresso, con una lunga deviazione verso il caso Moro e il processo con le dichiarazioni di allora di Candido e Pannella. Ho capito quello che Michele e Adriano hanno cercato di spiegarmi sulla malattia di Roberta nei confronti dello speciale sui carcerieri del sequestro Moro che stavano preparando per il sito… credo abbia vissuto difficili giorni di alienazione dal mondo, tornando a casa con le parole del processo che le ronzavano ancora nelle orecchie e magari con la paura che qualche brigatista sbucasse improvvisamente fuori da una vietta con una pistola in mano, come una scena da film che cerca di ricostruire l'atmosfera di terrore di quegl'anni, accompagnata delle migliori musiche di Sergio Leone.
Verso l'una, contenti di aver passato una bella serata, siamo tornati a casa.
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