martedì, ottobre 21, 2003
Quattro giorni nella fredda Padania. Giovedì sono partita, per una volta non sono venuta a lavorare il week-end senza sentirmi in colpa, senza sentire una sottile vocina che mi diceva "devi andare al partito!!". Così, con sacchi pieni di pizza bianca e di mozzarelle per mamma e Franco, in tarda mattinata sono salita in macchina e ho cominciato i primi dei 483 km che mi distanziavano da casa di mamma. Una valigia piccola, con dentro solo biancheria intima, perché lì ci sono 8 gradi e qua a Roma si viaggia ancora sui venti e l'intero guardaroba invernale stà (stava) lì.
Dopo 6 ore di macchina, tra traffico, code, camion, mal tempo, sono sbarcata a Verona e ad accogliermi la mamma, con il suo sorriso più grande e con pronto sul tavolo il mio piatto preferito: patate fritte alla belga e filetto con salsa bearnese!
Il giorno dopo di nuovo in macchina, per andare a prendere David a Linate e poi dritti per Vicenza, a casa di papà, dove ci aspettavano per la cena di compleanno dei due uomini, David e papà. Ad accoglierci Riccardino (che ormai è alto come me) e i cugini Guidetti, oltre a Betty, Enrico e naturalmente papà. Un nuovo arrivato in famiglia: Balù, un golden retriver di qualche mese. Per una volta il cugino Guidetti (Alberto, ginecologo che ha fatto nascere mezza Vicenza, tra cui i miei fratelli e me - la nascita di David ha fatto da cupido tra lui e mia cugina Luciana) non ha intrattenuto la tavolata con le sue barzellette spinte, se non un accenno davanti alla porta, prima di uscire. Per cena piatti tipici del nord: speatzli con ragù e di secondo asiago e insalata, tutto annaffiato da vino francese firmato Giuseppe Carretta e per il dopo pasto caldarroste comprate in piazza. Verso l'una abbiamo ripreso la nostra strada, carichi del miglior vino francese - Chablis e del bordeaux (regalato da papà) e siamo arrivati a Verona.
Sabato di nuovo in strada, verso Valeggio sul Mincio, località veronese dove Franco ha un incantevole mulino sul fiume e dove io ho passato gli anni della mia infanzia a costruirmi le canne da pesca e ad aspettare che i pesci abboccassero e gli anni del liceo e dell'università a organizzare feste di inizio, metà e fine estate, in cui gli ospiti invitati erano rigorosamente 15, ma che si finiva per essere sempre un centinaio, con persone che chiedevano a me di chi fosse la festa e che io naturalmente non avevo mai visto in faccia.
Comunque in questa splendida località ai confini con Mantova, abbia preso l'ancora senza nome, un cucciolo di due mesi di setter irlandese, il più rincoglionito di tutti i suoi fratelli, perché così lo volevamo. Siamo stati un'oretta per sceglierlo e poi siamo ripartiti. Quando siamo arrivati a Verona, a casa c'era solo Franco, mamma era andata a fare la spesa e quando siamo entrati gli abbiamo messo in braccio il nuovo arrivato. Sembrava una scena da Stranamore: Franco in lacrime che ci ringraziava per il grande regalo e che teneva questo cucciole come fosse un vaso antico di porcellana, è stato bello vederlo sorridere di nuovo.
Il resto del week end l'abbiamo passato in casa: cena di compleanno do David (questa volta a casa di mamma) con tutto il ben di Dio: scampi crudi, astice alla griglia e dolce al cioccolato di rito con annesse 29 candeline. Colazioni faraoniche e pranzi in cui ognuno mangiava una cosa diversa, ma tutto accompagnato da un fattore comune: gli occhi puntati verso il nuovo cucciolo e le reazioni che l'altro cane e il gatto avevano verso di lui.
Tanti dialoghi, di generi diversi, dai discorsi più futili ai più seri, con sedute di coscienza collettiva, che a volte fanno bene a volte male, male forse perché per forza di cose sono concentrate in quei pochi momenti in cui si sta tutti assieme e ci si deve dire, senza girarci tanto attorno, tutte le cose che si pensano dell'altro, dai vari capi del pianeta, per cui una famiglia di 5 persone, in cui non c'è nemmeno un componente che vive con l'altro, spesso nemmeno nella stessa città, o nemmeno nello stesso paese, può dire si sentirsi unita.
Ora sono di nuovo al lavoro e la vita continua, con ancora più punti di domanda.
Dopo 6 ore di macchina, tra traffico, code, camion, mal tempo, sono sbarcata a Verona e ad accogliermi la mamma, con il suo sorriso più grande e con pronto sul tavolo il mio piatto preferito: patate fritte alla belga e filetto con salsa bearnese!
Il giorno dopo di nuovo in macchina, per andare a prendere David a Linate e poi dritti per Vicenza, a casa di papà, dove ci aspettavano per la cena di compleanno dei due uomini, David e papà. Ad accoglierci Riccardino (che ormai è alto come me) e i cugini Guidetti, oltre a Betty, Enrico e naturalmente papà. Un nuovo arrivato in famiglia: Balù, un golden retriver di qualche mese. Per una volta il cugino Guidetti (Alberto, ginecologo che ha fatto nascere mezza Vicenza, tra cui i miei fratelli e me - la nascita di David ha fatto da cupido tra lui e mia cugina Luciana) non ha intrattenuto la tavolata con le sue barzellette spinte, se non un accenno davanti alla porta, prima di uscire. Per cena piatti tipici del nord: speatzli con ragù e di secondo asiago e insalata, tutto annaffiato da vino francese firmato Giuseppe Carretta e per il dopo pasto caldarroste comprate in piazza. Verso l'una abbiamo ripreso la nostra strada, carichi del miglior vino francese - Chablis e del bordeaux (regalato da papà) e siamo arrivati a Verona.
Sabato di nuovo in strada, verso Valeggio sul Mincio, località veronese dove Franco ha un incantevole mulino sul fiume e dove io ho passato gli anni della mia infanzia a costruirmi le canne da pesca e ad aspettare che i pesci abboccassero e gli anni del liceo e dell'università a organizzare feste di inizio, metà e fine estate, in cui gli ospiti invitati erano rigorosamente 15, ma che si finiva per essere sempre un centinaio, con persone che chiedevano a me di chi fosse la festa e che io naturalmente non avevo mai visto in faccia.
Comunque in questa splendida località ai confini con Mantova, abbia preso l'ancora senza nome, un cucciolo di due mesi di setter irlandese, il più rincoglionito di tutti i suoi fratelli, perché così lo volevamo. Siamo stati un'oretta per sceglierlo e poi siamo ripartiti. Quando siamo arrivati a Verona, a casa c'era solo Franco, mamma era andata a fare la spesa e quando siamo entrati gli abbiamo messo in braccio il nuovo arrivato. Sembrava una scena da Stranamore: Franco in lacrime che ci ringraziava per il grande regalo e che teneva questo cucciole come fosse un vaso antico di porcellana, è stato bello vederlo sorridere di nuovo.
Il resto del week end l'abbiamo passato in casa: cena di compleanno do David (questa volta a casa di mamma) con tutto il ben di Dio: scampi crudi, astice alla griglia e dolce al cioccolato di rito con annesse 29 candeline. Colazioni faraoniche e pranzi in cui ognuno mangiava una cosa diversa, ma tutto accompagnato da un fattore comune: gli occhi puntati verso il nuovo cucciolo e le reazioni che l'altro cane e il gatto avevano verso di lui.
Tanti dialoghi, di generi diversi, dai discorsi più futili ai più seri, con sedute di coscienza collettiva, che a volte fanno bene a volte male, male forse perché per forza di cose sono concentrate in quei pochi momenti in cui si sta tutti assieme e ci si deve dire, senza girarci tanto attorno, tutte le cose che si pensano dell'altro, dai vari capi del pianeta, per cui una famiglia di 5 persone, in cui non c'è nemmeno un componente che vive con l'altro, spesso nemmeno nella stessa città, o nemmeno nello stesso paese, può dire si sentirsi unita.
Ora sono di nuovo al lavoro e la vita continua, con ancora più punti di domanda.
Comments:
Posta un commento