lunedì, ottobre 27, 2003
The Dreamers. Parigi, 1968. Ma questo è superfluo. L'anno, gli eventi, sono solo parte della storia come personaggio e non come contesto. Il '68 è il mezzo attraverso il quale Isabelle sceglie, sceglie di non dividersi da Theo, sceglie l'amore eterno, quello sublime, per il fratello gemello siamese, divisi fisicamente alla nascita, ma mai nell'anima. Isabelle sceglie la violenza, contro la non-violenza, incosciente di ciò che sta facendo, con una bottiglia di molotov nella mano della sua altra metà, Theo.
Matthew è l'amore carnale, quello terrestre, è la scoperta dell'effimero, del concreto, del mondo che sta fuori e non solamente dentro a quell'appartamento a Saint German, fatto di legno verde decapato, di mobilio Luigi XIV e di Château Laffitte bevuto dalla battiglia per sciacquarsi la bocca la mattina, o il pomeriggio, come coca-cola. Matthew è il primo ragazzo di Isabelle, primo in tutto, nell'amore fisico, nel primo appuntamento, nel fare una passeggiata per strada, nel guardare la televisione e improvvisamente capire che intorno sta succedendo qualcosa, qualcosa che cambierà la storia.
Matthew vince, vince la sua intelligenza, la sua capacità di voler andare oltre e capire, senza scandalizzarsi. Ragazzo borghese, americano bigotto, a Parigi per sfuggire alla guerra in Vietnam, che si ritrova a parlare di non-violenza nella vasca da bagno con Theo, senza pudore, che riesce a vincere naturalmente. Il nudo è il contorno del tutto, la manifestazione estrema della bellezza dell'uomo e dell'amore.
E quindi il '68, come personaggio, come unico mezzo che Isabelle ha per scegliere Theo, per giustificare la violenza con gli ideali, unico momento storico in cui si potevano combinare questi elementi. Non è un film sull'amore libero sessantottino, è un film sull'amore, è uno scontro tra il sublime, l'eterno e l'effimero, il terrestre.
Matthew è l'amore carnale, quello terrestre, è la scoperta dell'effimero, del concreto, del mondo che sta fuori e non solamente dentro a quell'appartamento a Saint German, fatto di legno verde decapato, di mobilio Luigi XIV e di Château Laffitte bevuto dalla battiglia per sciacquarsi la bocca la mattina, o il pomeriggio, come coca-cola. Matthew è il primo ragazzo di Isabelle, primo in tutto, nell'amore fisico, nel primo appuntamento, nel fare una passeggiata per strada, nel guardare la televisione e improvvisamente capire che intorno sta succedendo qualcosa, qualcosa che cambierà la storia.
Matthew vince, vince la sua intelligenza, la sua capacità di voler andare oltre e capire, senza scandalizzarsi. Ragazzo borghese, americano bigotto, a Parigi per sfuggire alla guerra in Vietnam, che si ritrova a parlare di non-violenza nella vasca da bagno con Theo, senza pudore, che riesce a vincere naturalmente. Il nudo è il contorno del tutto, la manifestazione estrema della bellezza dell'uomo e dell'amore.
E quindi il '68, come personaggio, come unico mezzo che Isabelle ha per scegliere Theo, per giustificare la violenza con gli ideali, unico momento storico in cui si potevano combinare questi elementi. Non è un film sull'amore libero sessantottino, è un film sull'amore, è uno scontro tra il sublime, l'eterno e l'effimero, il terrestre.
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