martedì, agosto 12, 2003
Racconto postumo. Durante i momenti di nullafcenza tendo sempre a ripercorrere la mente verso il passato recente, in particolare verso quei momenti apparentemente insignificanti, ma che hanno invece lasciato un segno. Questo racconto è un segno di questa memoria.
Ore 3.40 del 14 giugno 2003.
Rientro a casa dopo una serata improvvisata con Michele. Metto la chiave nella toppa della porta d'entrata. Liviana (la mia coinquilina) ha lasciato le chiavi infilate e ha dato due giri di chiavistello: sono chiusa fuori. Provo e riprovo ad infilare la chiave, niente da fare, la porta è proprio chiusa e Liviana non dà segni di vita. Resto davanti alla porta indecisa se suonare o meno per circa due minuti, durante i quali cammino avanti e indietro per il pianerottolo. Suono. Risuono. Risuono. Niente. Sicuramente si è svegliata, ha il sonno leggero, ma non ha voglia di alzarsi.
E' strano come in queste situazioni ci si renda conto che non potrebbe andare peggio: a piedi, senza documenti, senza telefono, con "soli" 10 euro in tasca, ma nonostante questo non me la sono presa, non mi sono arrabbiata, nemmeno una parola di imprecazione, come se fossero le 4 del pomeriggio e non di notte.
Così decido di prendere la mia strada ed esco di casa. Zona Monte Parioli. Lontano. Penso a dove potrei andare. Forse Michele è ancora sveglio. Mi incammino verso il Lungotevere, destinazione Trastevere. Attraverso tutta una serie di strade di cui non conosco il nome e noto cose che dalla macchina non avevo mai avuto l'opportunità di osservare. Si intravede che sta nascendo il sole, il cielo comincia a farsi un po’ più chiaro.
Attraverso un ponte e volto a sinistra. Percorro una strada che mi sembra non finisca mai, forse perché è sempre uguale dalla parte dell'argine. Ripensandoci avrei dovuto attraversare la strada. In giro non c'è nessuno e me ne accorgo perché non c'è quell'odore acre e caldo di gas di scarico delle macchine e il vento che arriva in faccia non è provocato da mezzi di trasposrto di ogni tipo che sfrecciano.
Arrivo a Castel Sant'Angelo. Ho sempre sorriso nel vederlo, con lo sfondo del Cupolone, ho sempre cercato di non abituarmici e di guardarlo ogni volta che passavo. Faccio una piccola deviazione: attraverso il ponte, perché voglio vedere Tor Millina vuota, piazza Navona mentre albeggia e Campo dè Fiori che monta il mercato. Né è valsa la pena e dal Ghetto attraverso Ponte Garibaldi. Sono a Trastevere. Non ricordo benissimo dove sta di casa Michele, ma riconosco le strade man mano che le percorro e arrivo facilmente a destinazione. Ormai è chiaro, un orologio segna le 5.15, ma non giurerei che fosse giusto.
Arrivo sotto casa e suono. Suono. Suono. Stesso copione di prima, solo che questa volta in casa non c'è nessuno. Mi guardo attorno ed effettivamente la moto di Michele non c'è, sarà andato a dormire dai genitori. Ormai sono per strada, così decido di avviarmi verso il partito. Ho capito che per questa notte non si dorme!
Ripercorro la strada di prima, solo che ora ho molta meno fretta, ho circa 3 ore prima che il partito apra. Verso le 6.15 (orologio di Torre Argentina) arrivo davanti al portone e stupidamente mi chiedo cosa ci sto a fare lì, come se cercassi conforto, in una notte da zingara, di qualcosa di famigliare.
Dalle 3.15 alle 6.15 Roma è praticamente una città morta, l'unico rumore percepibile è quello dei gabbiani, che fanno dei versi molto strani, non direi mai che siano uccelli, sembrano piuttosto dei gatti in calore. Vorrei comprare il Corsera e il Foglio, ma vorrei pure un caffè. Devo fare i conti con i miei 10 euro: caffè 0.65, Corsera 0.90, Foglio 1.0, totale 2.55, ci sta pure un succo di frutta. Se si vogliono comprare il Corriere e il Foglio dalle parti di Torre Argentina non bisogna mai azzardarsi a farlo prima delle 7.00. I giornalai sono aperti, ma sono impegnati a posizionare le cartoline, i gadget, i souvenirs, i calendari, i poster e tutto ciò che sta su piramidi girevoli, davanti alla propria edicola. "I giornali non sono ancora arrivati", anche se si gira l'angolo e si vede che sono ancora accatastati e disposti come il distributore li ha consegnati. Un caffè sarebbe un sogno, ma di bar aperti nemmeno l'ombra.
Mi avvio verso nessuna destinazione, forse un posto dove trovare i giornali. Il ginocchio comincia a farmi male. Ho camminato molto e la nottata è stata umida. E' il primo momento di nervosismo del mio percorso. Non faccio molta strada e intravedo il Campidoglio. L'ultima volta (e la prima) che ci sono stata è nel 1989, in gita con la scuola. Mi scappa un commento:"vergogna". Giro l'angolo e noto che c'è il capolinea degli autobus di Piazza Venezia, quindi deve esserci anche un bar aperto. Bingo! Avrò il caffè. Entro in questo posto che ha l'aria di essere un incrocio tra bar dello sport e locale messo lì per caso, senza volerlo è diventato un bar.
Un signore è accucciato dietro al bancone, di spalle, sta cercando di attaccare una spina. Non mi sente quando entro e quando si gira prende paura. Chiedo un caffè e un succo alla pera. Dopo un po’ entra un conducente d'autobus, lo saluta e scopro che il signore si chiama Luigi. Luigi è tifoso della Roma, appassionato di Totti e nostalgico di Battistuta (lo vedo dai poster) ed è un animalista convinto. Il caffè non è il massimo, ma a Verona ho bevuto di molto peggio. Pago (2.65 euro) ed esco, chiedendomi cosa avranno pensato di me il signor Luigi e il conducente di autobus.
Mi avvio verso via del Corso, lì probabilmente troverò l'edicola a cui hanno "consegnato" i giornali. Mentre attraverso la strada lo sguardo si ferma sui giardinetti di Piazza Venezia. Mi dico che probabilmente sono ancora quelli che fanno il sit-in per la Palestina, ma non noto bandiere e da lontano vedo un ritratto di Saddam. Mi avvicino e capisco, dai cartelli, che sono curdi. Stanno manifestando da parecchi giorni e sono in sciopero della fame. Vorrebbero che l'Italia non li estradasse e che desse loro asilo politico. Abdel mi ha detto che se torna in Iraq gli tagliano la testa, ma che lui è solo una persona e che al governo italiano non interessa. Sono in molti, stanno tutti dormendo sul prato, con sopra una coperta di lana grezza, come quelle che si usano per fare i traslochi. Abdel mi dice che loro cercano solo di avere una vita civile e dignitosa. Ha una scritta sulla maglietta 'sciope-ro' (la scritta intera non ci stava in una sola riga). Mi domando immediatamente se la campagna Iraq Libero non debba ripartire proprio da questi ragazzi, immagino che siano sparsi in tutta Europa.
Saluto Abdel, mi ha fatto passare un po’ di tempo e lui è contento, lo vedo nel sorriso che mi regala quando me ne sto andando. Arrivo quasi in via del Corso e noto che più avanti c'è un bar tabacchi, forse ha anche i giornali. Così è e compro il Foglio e il Corriere (1.90 euro). Sono contenta ora posso andare fino al Campidoglio (per la seconda volta nella mia vita) e tranquillamente leggermi i giornali. Dell'ora non mi interessa più, ma deve essere passato un po’ di tempo, perché ho difficoltà ad attraversare la strada sulle strisce, prima un taxi e poi un motorino mi evitano all'ultimo.Questa volta affianco l'Altare della Patria e un carabiniere che fa la ronda mi saluta. Non capisco da dove viene la voce, così mi giro e lo vedo, stavo già leggendo i titoli delle prime pagine, gli sorrido.
Arrivo alla scalinata del Campidoglio. Non è faticosa, ma il ginocchio mi dà sempre più fastidio, sono stanca. Arrivo fino a su e sorrido al ricordo di quando avevo 11 anni e con i miei compagni di scuola stavo proprio lì. Ricordo che era sera e che c'erano delle fiaccole accese, poi, osservando meglio la piazza, nella memoria mi si erano forse confuse le fiaccole del Vittoriano con i lampioni del Campidoglio. Trovo la mia posizione: un davanzale che si rivolge verso piazza Venezia, mi siedo sul bordo, con la schiena appoggiata alla colonna.
Comincio a sfogliare i giornali. A dire il vero non ne ho molta voglia, ma è l'unico modo per passare il tempo. A leggere gli articoli mi si incrociano gli occhi e credo pure di essermi assopita per qualche istante. Comunque ho saputo che "Bossi si affida a Berlusconi" (e subito penso alla proposta 'radicali al governo'), che ci sono 100 morti in 48 ore in Iraq (e penso ad Abdel), la Costituzione europea ha il suo primo testo (Maurizio Turco e l'appello per la laicità dell'UE), Beckam va al Real (il signor Luigi e Totti).
Dal Foglio invece apprendo che secondo Frattini la politica estera italiana è più atlantica e parla del ruolo dell'Italia dal dopoguerra ad oggi, bah! Diaco è stato a Capocotta con una serie di veline, velone e non so che, chissà cosa avrà combinato che si cela dietro al suo piccolo racconto. Sofri è in un delirio da settenaneismo, mi chiedo se questo abbia a che vedere con la sentenza di Strasburgo, è un po’ di giorni che "sciopera con se stesso". Bossi e Berlusconi non sono più in crisi. E vissero felici e contenti, l'amico Silvio ha avuto paura ancora una volta del Marcone? Nessuno che io conosca ha scritto al direttore.
Ad un certo punto passano dei vigili, sono un po’ buffi, mi sorridono e continuano a camminare. Sorrido anch'io e chiedo loro se sanno l'ora. Il vigile gentile mi dice che sono le 8.15, quello antipatico si ricorda di essere un vigile e mi dice che devo scendere da dove sono seduta. Ringrazio il primo e faccio finta di non aver sentito il secondo. Dopo poco si gira e vede che sono ancora sul muretto e in tono seccato mi ripete che devo scendere. Borbotto ed eseguo gli ordini, tanto sono quasi le 8.30, al partito sarà arrivato qualcuno, mi posso avviare.
Questa volta nel percorrere la strada ho un po’ più di fretta, ci sono più macchine e autobus e non mi riesco a ri-immergere nella dimensione che mi ha accompagnato fino al Campidoglio. Arrivo al partito, non passo da Pascucci, il caffè l'ho già preso, forse dopo. Prendo l'ascensore e dopo qualche chiacchiera con Sergio D'Elia incontrato per strada, vado dritto al piano inferiore. Ovviamente Mihai e Manuela non sono ancora arrivati.
Svuoto le tasche per sedermi: le sigarette, l'accendino, 5.45 euro. Per scrupoli metto le mani anche nelle tasche laterali, dove avevo messo le chiavi di casa. Da quella destra esce il mazzetto, da quella sinistra escono le chiavi della macchina… le avevo prese, non si sa mai.
Sorrido, non è stata una brutta nottata!
Ore 3.40 del 14 giugno 2003.
Rientro a casa dopo una serata improvvisata con Michele. Metto la chiave nella toppa della porta d'entrata. Liviana (la mia coinquilina) ha lasciato le chiavi infilate e ha dato due giri di chiavistello: sono chiusa fuori. Provo e riprovo ad infilare la chiave, niente da fare, la porta è proprio chiusa e Liviana non dà segni di vita. Resto davanti alla porta indecisa se suonare o meno per circa due minuti, durante i quali cammino avanti e indietro per il pianerottolo. Suono. Risuono. Risuono. Niente. Sicuramente si è svegliata, ha il sonno leggero, ma non ha voglia di alzarsi.
E' strano come in queste situazioni ci si renda conto che non potrebbe andare peggio: a piedi, senza documenti, senza telefono, con "soli" 10 euro in tasca, ma nonostante questo non me la sono presa, non mi sono arrabbiata, nemmeno una parola di imprecazione, come se fossero le 4 del pomeriggio e non di notte.
Così decido di prendere la mia strada ed esco di casa. Zona Monte Parioli. Lontano. Penso a dove potrei andare. Forse Michele è ancora sveglio. Mi incammino verso il Lungotevere, destinazione Trastevere. Attraverso tutta una serie di strade di cui non conosco il nome e noto cose che dalla macchina non avevo mai avuto l'opportunità di osservare. Si intravede che sta nascendo il sole, il cielo comincia a farsi un po’ più chiaro.
Attraverso un ponte e volto a sinistra. Percorro una strada che mi sembra non finisca mai, forse perché è sempre uguale dalla parte dell'argine. Ripensandoci avrei dovuto attraversare la strada. In giro non c'è nessuno e me ne accorgo perché non c'è quell'odore acre e caldo di gas di scarico delle macchine e il vento che arriva in faccia non è provocato da mezzi di trasposrto di ogni tipo che sfrecciano.
Arrivo a Castel Sant'Angelo. Ho sempre sorriso nel vederlo, con lo sfondo del Cupolone, ho sempre cercato di non abituarmici e di guardarlo ogni volta che passavo. Faccio una piccola deviazione: attraverso il ponte, perché voglio vedere Tor Millina vuota, piazza Navona mentre albeggia e Campo dè Fiori che monta il mercato. Né è valsa la pena e dal Ghetto attraverso Ponte Garibaldi. Sono a Trastevere. Non ricordo benissimo dove sta di casa Michele, ma riconosco le strade man mano che le percorro e arrivo facilmente a destinazione. Ormai è chiaro, un orologio segna le 5.15, ma non giurerei che fosse giusto.
Arrivo sotto casa e suono. Suono. Suono. Stesso copione di prima, solo che questa volta in casa non c'è nessuno. Mi guardo attorno ed effettivamente la moto di Michele non c'è, sarà andato a dormire dai genitori. Ormai sono per strada, così decido di avviarmi verso il partito. Ho capito che per questa notte non si dorme!
Ripercorro la strada di prima, solo che ora ho molta meno fretta, ho circa 3 ore prima che il partito apra. Verso le 6.15 (orologio di Torre Argentina) arrivo davanti al portone e stupidamente mi chiedo cosa ci sto a fare lì, come se cercassi conforto, in una notte da zingara, di qualcosa di famigliare.
Dalle 3.15 alle 6.15 Roma è praticamente una città morta, l'unico rumore percepibile è quello dei gabbiani, che fanno dei versi molto strani, non direi mai che siano uccelli, sembrano piuttosto dei gatti in calore. Vorrei comprare il Corsera e il Foglio, ma vorrei pure un caffè. Devo fare i conti con i miei 10 euro: caffè 0.65, Corsera 0.90, Foglio 1.0, totale 2.55, ci sta pure un succo di frutta. Se si vogliono comprare il Corriere e il Foglio dalle parti di Torre Argentina non bisogna mai azzardarsi a farlo prima delle 7.00. I giornalai sono aperti, ma sono impegnati a posizionare le cartoline, i gadget, i souvenirs, i calendari, i poster e tutto ciò che sta su piramidi girevoli, davanti alla propria edicola. "I giornali non sono ancora arrivati", anche se si gira l'angolo e si vede che sono ancora accatastati e disposti come il distributore li ha consegnati. Un caffè sarebbe un sogno, ma di bar aperti nemmeno l'ombra.
Mi avvio verso nessuna destinazione, forse un posto dove trovare i giornali. Il ginocchio comincia a farmi male. Ho camminato molto e la nottata è stata umida. E' il primo momento di nervosismo del mio percorso. Non faccio molta strada e intravedo il Campidoglio. L'ultima volta (e la prima) che ci sono stata è nel 1989, in gita con la scuola. Mi scappa un commento:"vergogna". Giro l'angolo e noto che c'è il capolinea degli autobus di Piazza Venezia, quindi deve esserci anche un bar aperto. Bingo! Avrò il caffè. Entro in questo posto che ha l'aria di essere un incrocio tra bar dello sport e locale messo lì per caso, senza volerlo è diventato un bar.
Un signore è accucciato dietro al bancone, di spalle, sta cercando di attaccare una spina. Non mi sente quando entro e quando si gira prende paura. Chiedo un caffè e un succo alla pera. Dopo un po’ entra un conducente d'autobus, lo saluta e scopro che il signore si chiama Luigi. Luigi è tifoso della Roma, appassionato di Totti e nostalgico di Battistuta (lo vedo dai poster) ed è un animalista convinto. Il caffè non è il massimo, ma a Verona ho bevuto di molto peggio. Pago (2.65 euro) ed esco, chiedendomi cosa avranno pensato di me il signor Luigi e il conducente di autobus.
Mi avvio verso via del Corso, lì probabilmente troverò l'edicola a cui hanno "consegnato" i giornali. Mentre attraverso la strada lo sguardo si ferma sui giardinetti di Piazza Venezia. Mi dico che probabilmente sono ancora quelli che fanno il sit-in per la Palestina, ma non noto bandiere e da lontano vedo un ritratto di Saddam. Mi avvicino e capisco, dai cartelli, che sono curdi. Stanno manifestando da parecchi giorni e sono in sciopero della fame. Vorrebbero che l'Italia non li estradasse e che desse loro asilo politico. Abdel mi ha detto che se torna in Iraq gli tagliano la testa, ma che lui è solo una persona e che al governo italiano non interessa. Sono in molti, stanno tutti dormendo sul prato, con sopra una coperta di lana grezza, come quelle che si usano per fare i traslochi. Abdel mi dice che loro cercano solo di avere una vita civile e dignitosa. Ha una scritta sulla maglietta 'sciope-ro' (la scritta intera non ci stava in una sola riga). Mi domando immediatamente se la campagna Iraq Libero non debba ripartire proprio da questi ragazzi, immagino che siano sparsi in tutta Europa.
Saluto Abdel, mi ha fatto passare un po’ di tempo e lui è contento, lo vedo nel sorriso che mi regala quando me ne sto andando. Arrivo quasi in via del Corso e noto che più avanti c'è un bar tabacchi, forse ha anche i giornali. Così è e compro il Foglio e il Corriere (1.90 euro). Sono contenta ora posso andare fino al Campidoglio (per la seconda volta nella mia vita) e tranquillamente leggermi i giornali. Dell'ora non mi interessa più, ma deve essere passato un po’ di tempo, perché ho difficoltà ad attraversare la strada sulle strisce, prima un taxi e poi un motorino mi evitano all'ultimo.Questa volta affianco l'Altare della Patria e un carabiniere che fa la ronda mi saluta. Non capisco da dove viene la voce, così mi giro e lo vedo, stavo già leggendo i titoli delle prime pagine, gli sorrido.
Arrivo alla scalinata del Campidoglio. Non è faticosa, ma il ginocchio mi dà sempre più fastidio, sono stanca. Arrivo fino a su e sorrido al ricordo di quando avevo 11 anni e con i miei compagni di scuola stavo proprio lì. Ricordo che era sera e che c'erano delle fiaccole accese, poi, osservando meglio la piazza, nella memoria mi si erano forse confuse le fiaccole del Vittoriano con i lampioni del Campidoglio. Trovo la mia posizione: un davanzale che si rivolge verso piazza Venezia, mi siedo sul bordo, con la schiena appoggiata alla colonna.
Comincio a sfogliare i giornali. A dire il vero non ne ho molta voglia, ma è l'unico modo per passare il tempo. A leggere gli articoli mi si incrociano gli occhi e credo pure di essermi assopita per qualche istante. Comunque ho saputo che "Bossi si affida a Berlusconi" (e subito penso alla proposta 'radicali al governo'), che ci sono 100 morti in 48 ore in Iraq (e penso ad Abdel), la Costituzione europea ha il suo primo testo (Maurizio Turco e l'appello per la laicità dell'UE), Beckam va al Real (il signor Luigi e Totti).
Dal Foglio invece apprendo che secondo Frattini la politica estera italiana è più atlantica e parla del ruolo dell'Italia dal dopoguerra ad oggi, bah! Diaco è stato a Capocotta con una serie di veline, velone e non so che, chissà cosa avrà combinato che si cela dietro al suo piccolo racconto. Sofri è in un delirio da settenaneismo, mi chiedo se questo abbia a che vedere con la sentenza di Strasburgo, è un po’ di giorni che "sciopera con se stesso". Bossi e Berlusconi non sono più in crisi. E vissero felici e contenti, l'amico Silvio ha avuto paura ancora una volta del Marcone? Nessuno che io conosca ha scritto al direttore.
Ad un certo punto passano dei vigili, sono un po’ buffi, mi sorridono e continuano a camminare. Sorrido anch'io e chiedo loro se sanno l'ora. Il vigile gentile mi dice che sono le 8.15, quello antipatico si ricorda di essere un vigile e mi dice che devo scendere da dove sono seduta. Ringrazio il primo e faccio finta di non aver sentito il secondo. Dopo poco si gira e vede che sono ancora sul muretto e in tono seccato mi ripete che devo scendere. Borbotto ed eseguo gli ordini, tanto sono quasi le 8.30, al partito sarà arrivato qualcuno, mi posso avviare.
Questa volta nel percorrere la strada ho un po’ più di fretta, ci sono più macchine e autobus e non mi riesco a ri-immergere nella dimensione che mi ha accompagnato fino al Campidoglio. Arrivo al partito, non passo da Pascucci, il caffè l'ho già preso, forse dopo. Prendo l'ascensore e dopo qualche chiacchiera con Sergio D'Elia incontrato per strada, vado dritto al piano inferiore. Ovviamente Mihai e Manuela non sono ancora arrivati.
Svuoto le tasche per sedermi: le sigarette, l'accendino, 5.45 euro. Per scrupoli metto le mani anche nelle tasche laterali, dove avevo messo le chiavi di casa. Da quella destra esce il mazzetto, da quella sinistra escono le chiavi della macchina… le avevo prese, non si sa mai.
Sorrido, non è stata una brutta nottata!
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