giovedì, agosto 28, 2003
Critiche bizzarre da ultra-snob. A cosa serve essere spocchiosi? A cosa serve dire "io conosco questo, sono stato a cena con quell'altro", o "ho fatto cose megagalattiche in barca, appesi ad un paracadute o su un terrazzo di un attico in Piazza di Spagna".
Non provengo da una famiglia umile e ho frequentato la c.d. "alta societa'", certo, non romana. Ma non ho mai fatto vanto di cio' che mi circondava e di cui anche facevo parte. Non ho mai cercato di ostentare quello di cui avevo la fortuna di essere circondata. Se non da quando sono a Roma. Qui se non conosci qualcuno non sei nessuno e se non cerchi di entrare a far parte di certi ambienti sei un alieno, e della categoria piu' strana, hai qualcosa che non funziona nel cervello.
Da quasi due anni sono sbarcata nella capitale, per scelta. E subito mi sono imbattuta nel dover dimostrare chi fossi: c/c, bot, cct, case, macchine, orologi, amici in vista e potenti, "passaporto prego".
Ieri facevo una riflessione: ma cosa mi manca? Niente! O quello che mi manca non e' certo di vitale importanza, non e' questione di sopravvivenza. Ma appena ho qualcosa in piu' poi non mi basta. "Vivo" in una sorta di comune, con altri 3 ragazzi, ma dove minimo ci sono sempre almeno 7 persone. Il bagno funziona male e la cucina non e' di certa degna del miglior chef, la camera e' carina, ma con la porta che non si chiude e le finestre che fanno passare gli spifferi. Dall'altra parte "vivo" in un'altra casa, carina, con la prospettiva di una cucina con tutti gli optional (ora pure la lavatrice!), un bagno degno di essere chiamato tale, e tra una settimana pure il salotto, con un mega-divano pronto per i riposini della domenica pomeriggio, in una delle zone piu' ambite e caratteristiche di Roma.
Non mi sento diversa, se non per i motivi che mi invogliano a vivere da una parte o dall'altra. Il sorriso in faccia ce l'ho comunque e non credo che un divano mi abbia cambiato la vita, mi ha solo fatto venir voglia di avere anche una libreria, un tavolino basso e una cassapanca. Oggetti!
Perche' allora non doversi mai accontentare? E' un sentimento che provo da quando sono qui ed e' un riflesso che assorbo da cio' che mi viene comunicato dall'esterno, dal fatto di dover essere e dover apparire (o dover essere per apparire).
Non sopporto chi legge libri perche' deve poter dire di aver letto quel libro, o chi guarda film esclusivamente d'autore o delle rassegne dei festival, quando magari sono una schifezza.
Mi diverte guardare Pozzetto e ogni tanto ho letto anche qualche libro trash alla Wilbur Smith o Daniel Steel, perche' no! Guardo Beautiful e non nascondo che ogni tanto ho visto qualche programma di Maria de Filippi. Cio' non toglie che faccia anche qualcos'altro, che ritengo piu' importante di andare a cena o in barca con qualche ambasciatore o qualche principessa. Conosco Marco Pannella, ma e' solo un caso, legato alla mia passione, i radicali e ho sempre cercato di non servirmi di lui, ne' nella mia militanza, ne' in qualsiasi altra cosa.
Roma e' una citta' malata!
Non provengo da una famiglia umile e ho frequentato la c.d. "alta societa'", certo, non romana. Ma non ho mai fatto vanto di cio' che mi circondava e di cui anche facevo parte. Non ho mai cercato di ostentare quello di cui avevo la fortuna di essere circondata. Se non da quando sono a Roma. Qui se non conosci qualcuno non sei nessuno e se non cerchi di entrare a far parte di certi ambienti sei un alieno, e della categoria piu' strana, hai qualcosa che non funziona nel cervello.
Da quasi due anni sono sbarcata nella capitale, per scelta. E subito mi sono imbattuta nel dover dimostrare chi fossi: c/c, bot, cct, case, macchine, orologi, amici in vista e potenti, "passaporto prego".
Ieri facevo una riflessione: ma cosa mi manca? Niente! O quello che mi manca non e' certo di vitale importanza, non e' questione di sopravvivenza. Ma appena ho qualcosa in piu' poi non mi basta. "Vivo" in una sorta di comune, con altri 3 ragazzi, ma dove minimo ci sono sempre almeno 7 persone. Il bagno funziona male e la cucina non e' di certa degna del miglior chef, la camera e' carina, ma con la porta che non si chiude e le finestre che fanno passare gli spifferi. Dall'altra parte "vivo" in un'altra casa, carina, con la prospettiva di una cucina con tutti gli optional (ora pure la lavatrice!), un bagno degno di essere chiamato tale, e tra una settimana pure il salotto, con un mega-divano pronto per i riposini della domenica pomeriggio, in una delle zone piu' ambite e caratteristiche di Roma.
Non mi sento diversa, se non per i motivi che mi invogliano a vivere da una parte o dall'altra. Il sorriso in faccia ce l'ho comunque e non credo che un divano mi abbia cambiato la vita, mi ha solo fatto venir voglia di avere anche una libreria, un tavolino basso e una cassapanca. Oggetti!
Perche' allora non doversi mai accontentare? E' un sentimento che provo da quando sono qui ed e' un riflesso che assorbo da cio' che mi viene comunicato dall'esterno, dal fatto di dover essere e dover apparire (o dover essere per apparire).
Non sopporto chi legge libri perche' deve poter dire di aver letto quel libro, o chi guarda film esclusivamente d'autore o delle rassegne dei festival, quando magari sono una schifezza.
Mi diverte guardare Pozzetto e ogni tanto ho letto anche qualche libro trash alla Wilbur Smith o Daniel Steel, perche' no! Guardo Beautiful e non nascondo che ogni tanto ho visto qualche programma di Maria de Filippi. Cio' non toglie che faccia anche qualcos'altro, che ritengo piu' importante di andare a cena o in barca con qualche ambasciatore o qualche principessa. Conosco Marco Pannella, ma e' solo un caso, legato alla mia passione, i radicali e ho sempre cercato di non servirmi di lui, ne' nella mia militanza, ne' in qualsiasi altra cosa.
Roma e' una citta' malata!
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