mercoledì, maggio 30, 2007
…UN’OTTIMA IDEA
Mi candidato a leader del partito democratico! Come si fa? E poi, chi mi finanzia? Ma poi, ci si può candidare a leader? Il leader non è una posizione che si guadagna sul campo? Allora, se così è, mi candido alla guida del partito democratico, che poi è la stessa cosa che dire leader. Alla fine secondo me avrei successo. (4) commenti
Mi candidato a leader del partito democratico! Come si fa? E poi, chi mi finanzia? Ma poi, ci si può candidare a leader? Il leader non è una posizione che si guadagna sul campo? Allora, se così è, mi candido alla guida del partito democratico, che poi è la stessa cosa che dire leader. Alla fine secondo me avrei successo. (4) commenti
giovedì, maggio 03, 2007
FACE A FACE
Il macho e la bonne famme borghese. lasciata la divisa in giacca bianca, per un austero e chic completo blu e camicia alla coreana lei, camicia azzurra e cravatta a righe lui, tenuta certamente poco adatta all'orario di prima serata. Per la prima volta, Nicolas Sarkozy e Segolene Royal si scontrano, si parlano, si confrontano. Per la prima volta il candidato gollista immigrato, troppo immigrato per essere di sinistra, si confronta con la Madame francese, troppo bella per essere di destra. Sguardo fisso lei, atteggiamento un po' dimesso lui, quasi ossequioso, quasi consapevole di essere di fronte ad una donna, non la sua Cecilia, non la donna che sa di poter conquistare, non la donna che cadrà ai suoi piedi, ma una persona, che il gollista immigrato deve riuscire ad affrontare come persona politica e basta.
Per chi ha seguito ogni singola parola di entrambi i candidati, lo spettacolo di questa sera spiazza le convinzioni e gli animi, per chi ha assistito ai comizi di M.me Royal, con la sua voce corta, la sua mimica debole e la sua incapacità di galvanizzare le folle, vedere questa donna, così donna, spiazza. Assistere al macho immigrato francese, quasi troppo facile per lui parlare con una donna, discutere di cose serie, di cose che riguardano il paese, tanto da non guardarla mai negl'occhi, tanto da prendere come proprio interlocutore il presentatore e mai riuscire a sostenere lo sguardo, quasi come un bimbo di fronte ad una madre, spiazza. La sicurezza del bullo e del bello che diventa forte e affascinante, come di quello che dice "adesso te lo spiego io come vanno le cose" ma non riuscire a sostenere lo sguardo, ecco, tutto questo non me lo aspettavo.
I numeri, le parole, i programmi, sentiti e risentiti, già si sa cosa vogliono e cosa propongono. Oggi, al centro del dibattito è l'atteggiamento, è sapere chi sarà colui o colei che meglio renderà la Francia un Paese forte, sicuro, libero, sincero. Quello che conta oggi è captare chi meglio dei due è capace di rassicurare di più, chi è più capace di far risollevare un paese che da troppo tempo si sente immobile, dopo il maggio del '68, la rivoluzione culturale, i film di Truffaut e la vie en Rose, e che oggi si sente fuori dal protagonismo mondiale, i francesi oggi non si sentono più a la auteur de la mondialisation, sono rimasti "buf", francesi.
E queste elezioni presidenziali possono essere l'occasione del riscatto, per il popolo delle Banlieu e per la Francia della cultura anti-stasi, dell'amour libre, in poche parole: dell'identità perduta. I francesi oggi vogliono ancora e nuovamente sentirsi francesi, popolo della propria patria e della propria repubblica, o democrazia, vogliano sentire ancora il fervore delle parole "liberté, egalité, fratenité" come qualcosa che ha un vero significato, non più uno slogan che anche un qualsiasi M. Le Pen può recitare e passare al secondo turno. La fiducia nel proprio essere, nella presa della Bastiglia che ancora oggi fa dei francesi il popolo del linguismo perfetto e dell'anti internazionalismo. Questo è in gioco questa sera, l'identità di una nazione e chi sarà alla vera auteur tra i due?
Gli zigomi alti, i capelli scuri, il portamento elegante e borghesemente affascinante della donna cresciuta nella burocrazia francese, oppure l'uomo focoso, figlio di un'ungherese e di un'ebrea, basso e mediterraneo nei lineamenti, ma estremamente bravo nel alimentare il fuoco dentro ai cuori. Ma come disse Giscard D'Estaign nel faccia a faccia contro Mitterand nel 1974: "Lei non ha il monopolio del cuore". (4) commenti
Il macho e la bonne famme borghese. lasciata la divisa in giacca bianca, per un austero e chic completo blu e camicia alla coreana lei, camicia azzurra e cravatta a righe lui, tenuta certamente poco adatta all'orario di prima serata. Per la prima volta, Nicolas Sarkozy e Segolene Royal si scontrano, si parlano, si confrontano. Per la prima volta il candidato gollista immigrato, troppo immigrato per essere di sinistra, si confronta con la Madame francese, troppo bella per essere di destra. Sguardo fisso lei, atteggiamento un po' dimesso lui, quasi ossequioso, quasi consapevole di essere di fronte ad una donna, non la sua Cecilia, non la donna che sa di poter conquistare, non la donna che cadrà ai suoi piedi, ma una persona, che il gollista immigrato deve riuscire ad affrontare come persona politica e basta.
Per chi ha seguito ogni singola parola di entrambi i candidati, lo spettacolo di questa sera spiazza le convinzioni e gli animi, per chi ha assistito ai comizi di M.me Royal, con la sua voce corta, la sua mimica debole e la sua incapacità di galvanizzare le folle, vedere questa donna, così donna, spiazza. Assistere al macho immigrato francese, quasi troppo facile per lui parlare con una donna, discutere di cose serie, di cose che riguardano il paese, tanto da non guardarla mai negl'occhi, tanto da prendere come proprio interlocutore il presentatore e mai riuscire a sostenere lo sguardo, quasi come un bimbo di fronte ad una madre, spiazza. La sicurezza del bullo e del bello che diventa forte e affascinante, come di quello che dice "adesso te lo spiego io come vanno le cose" ma non riuscire a sostenere lo sguardo, ecco, tutto questo non me lo aspettavo.
I numeri, le parole, i programmi, sentiti e risentiti, già si sa cosa vogliono e cosa propongono. Oggi, al centro del dibattito è l'atteggiamento, è sapere chi sarà colui o colei che meglio renderà la Francia un Paese forte, sicuro, libero, sincero. Quello che conta oggi è captare chi meglio dei due è capace di rassicurare di più, chi è più capace di far risollevare un paese che da troppo tempo si sente immobile, dopo il maggio del '68, la rivoluzione culturale, i film di Truffaut e la vie en Rose, e che oggi si sente fuori dal protagonismo mondiale, i francesi oggi non si sentono più a la auteur de la mondialisation, sono rimasti "buf", francesi.
E queste elezioni presidenziali possono essere l'occasione del riscatto, per il popolo delle Banlieu e per la Francia della cultura anti-stasi, dell'amour libre, in poche parole: dell'identità perduta. I francesi oggi vogliono ancora e nuovamente sentirsi francesi, popolo della propria patria e della propria repubblica, o democrazia, vogliano sentire ancora il fervore delle parole "liberté, egalité, fratenité" come qualcosa che ha un vero significato, non più uno slogan che anche un qualsiasi M. Le Pen può recitare e passare al secondo turno. La fiducia nel proprio essere, nella presa della Bastiglia che ancora oggi fa dei francesi il popolo del linguismo perfetto e dell'anti internazionalismo. Questo è in gioco questa sera, l'identità di una nazione e chi sarà alla vera auteur tra i due?
Gli zigomi alti, i capelli scuri, il portamento elegante e borghesemente affascinante della donna cresciuta nella burocrazia francese, oppure l'uomo focoso, figlio di un'ungherese e di un'ebrea, basso e mediterraneo nei lineamenti, ma estremamente bravo nel alimentare il fuoco dentro ai cuori. Ma come disse Giscard D'Estaign nel faccia a faccia contro Mitterand nel 1974: "Lei non ha il monopolio del cuore". (4) commenti